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      Gian Giacomo avea più volte udito far menzione delle imprese di questo suo spontaneo abbenchè picciolo alleato, ma non essendogli mai accaduto di venire seco lui a colloquio o vederselo vicino, non avea potuto contrarre con esso una perfetta conoscenza, al che non era per essere di benchè minimo ostacolo la diversità del loro grado e potere; parve quindi ad esso ottima sorte, che l'obbligo in cui trovavasi di dargli un premio condegno al salvamento d'un fratello, gli offrisse occasione di renderselo dipendente ammettendolo nel numero de' suoi, e di porgergli ad un tempo mezzi più adatti ad adoperarsi con maggior efficacia in suo vantaggio.
      È singolare, diss'egli a Falco sorridendogli amichevolmente, che i Ducali non abbiano mai pensato a distruggere un nemico così loro formidabile come tu il sei: ed è ben d'uopo dire o che non ardiscono cimentarsi teco, o che somma sia la tua destrezza nel sottrarti ai loro perseguimenti. Ma tu non ignori di certo che non v'ha belva sì guardinga, che aggirandosi tra boschi seminati di trabocchetti al fine non v'incappi, e così può avvenire di te: giacchè se giungono una volta a serrarti in mezzo alle loro navi, non devi aver speranza d'evitare d'essere morto e disfatto col tuo navicello dalle bombarde Milanesi che sono pur poderose. Però a scanso di tale sventura, che sarebbe a me gravissima, tu salirai una delle mie navi e combatterai unito alla mia flotta: ti creo Comandante di due Borbote(7) e della nave uscita testè dall'arsenale di Musso, cui impongo sin d'ora il nome di Salvatrice.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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