No, signor Gabriele, rispose Falco (la cui mente, ancorchè confusa e quasi commossa da quel generoso procedere cui non aveva saputo rifiutarsi, intravedeva però ch'era per costargli il sagrificio di sua indipendenza, ch'ei teneva in sì gran conto, e di cui da tanto tempo godeva), no: or più non conviene far di ciò parola al signor Castellano: mi volle desso elevare molto al di là di quello cui io m'attendessi, e sarebbe ora inopportuna ed ingiusta esigenza il pretendere che s'occupasse più a lungo di me; grazie allo stipendio che m'ha prefisso potrò trovare alla mia donna ed alla figlia una conveniente dimora, o rendere sicura e difesa quella di Nesso. Pria di richiedere nuovi favori a Gian Giacomo debbo contraccambiare quelli ch'ei m'ha già fatti: sarà allorquando venuto a fronte al nemico colle navi e la squadra che voi trasceglierete per me, facendo prova di mie forze unitamente agli altri vostri Capitani d'armi, avrò contribuito a sconfiggerlo, che verrò a richiedergli altri beneficii. Ora accertatelo del mio animo riconoscente, nè vi date altro pensiero di me se non che di ordinare le cose di modo ch'io m'abbia a trovare all'antiguardo nel primo fatto d'armi che si disporrà contro i Ducali
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A tali inattese parole Gabriele fu preso da affannoso dispetto: vedea svanirsi le concepite speranze dell'immediato stabilimento di Rina a Musso, e quindi la probabilità di rivederla e di favellarle altre volte, come ne nutriva ardente desío; frenossi però, e contenendo tutta in cuore la smania, stretta una mano a Falco, amorevolmente guardandolo, gli andò appresentando e descrivendo di nuovo colla maggior energia che mai si potesse que' perigli che egli medesimo aveva palesato temere potessero sovrastare alle sue donne, rimanendosi nel loro primiero abituro: ma tutto fu vano.
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