Aveva desso l'incarico di celebrare ne' giorni festivi i riti divini nella chiesa del forte di Sant'Eufemia, dopo i quali chiudevasi solitario nella sua cameretta, e siccome non parlava che la lingua alemanna, veniva lasciato colà in pace da tutti, e ben anco da Maestro Lucio, che desideroso sulle prime d'appiccicare con lui relazioni onde aver pascolo di scientifici ragionamenti, avendogli diretta la parola in latino, ne venne sì stranamente da lui rabbuffato, che da quel punto ad esso non pensava come se nemmeno fosse quivi esistito. Il Castellano però, che aveva le sue mire nel tenerselo affezionato, non trascurava occasione per mostrargli considerazione e stima, invitavalo a tutte le principali adunanze de' suoi, e facevaselo seder d'accanto al posto d'onore siccome vedevasi a quel convito. D'intorno alla mensa fra gli altri capitani d'armi sedette pure Falco qual nuovo eletto all'onorevole grado di Comandante di nave, e benchè i suoi rozzi panni e la rete a nodi d'acciaio che gli copriva il capo il facessero, quanto all'abbigliamento, dagli altri distinguere, a nessuno però mostravasi secondo nella franchezza e sicurtà del contegno.
Allorchè consumate le vivande vennero recate nuove anfore di vino, ed i calici girarono ricolmi nelle mani de' commensali, si ripetè più volte da tutti acclamando il nome del Castellano, come solevasi fare alle mense de' gran personaggi, il che dicevasi gridare il nome del nobile convitante; si fecero in seguito gli evviva a Gabriele ed al Cancelliere Messer Tanaglia pel prospero ritorno dalla loro perigliosa spedizione.
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