Messer Tanaglia, ringraziando umilmente, lesse in contraccambio un suo brindisi, in cui era espresso in durissimi versi un invito a Bacco a discendere dall'Olimpo e venire colà onde sedersi accanto al dio Marte e temprare l'ardor suo guerriero e quello delle altre deità delle battaglie che gli facevano corona; col qual dio Marte è chiaro alludeva a Gian Giacomo, e colle altre divinità a' suoi Capitani. Era allora sì comune il mitologico linguaggio, che quantunque assai pochi di quel convegno avessero qualche tinta d'erudizione, pure presso che tutti di leggieri concepirono il senso di quell'allusione, e come che fra i vapori e l'esaltazione del vino la mente degli uomini anche rozzi è facilmente colpita da immagini poetiche e dalle non complicate allegorie, così riuscì di generale aggradimento il brindisi del Cancelliere, del che egli s'ebbe attestato in un clamoroso battere di palme che successe alla declamazione enfatica con cui recitò gli ultimi suoi versi. Cessato l'applauso, alzossi Gabriele, e levando in aria la coppa, gridò: "Alla salute di Falco mio liberatore"; Gian Giacomo, assecondandolo, porse la sua e toccò ripetendo le stesse parole guardando Falco con gioioso sorriso; tutti allora ne imitarono l'esempio, e la sala rimbombò del nome del valoroso abitatore della rupe di Nesso, del novello Capitano, del Condottiero della Salvatrice. Quel suono unanime di lode di tanti guerrieri penetrò l'animo del fiero ed armigero Montanaro, e scuotendolo sì l'esaltò, che videsi brillargli in volto un vivissimo contento che tutti obbliare gli fece i rancori che s'erano in lui antecedentemente destati: vuotò anch'egli la sua tazza alla salute ed alla gloria dei Medici e di tutti quei prodi compagni d'armi.
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