Aveva però perduto Chiavenna e tutta la Valtellina, di cui non possedeva che una porzione della sponda del lago; Lecco stava per essere assalita dalle schiere Ducali; le bande Svizzere s'andavano ogni giorno facendo più grosse, ed a Como s'allestiva una numerosa flotta. Egli era privo di qualsiasi legittimo titolo o diritto di Signoria; non teneva reali diploma che lo investissero di feudo: la spada e la fortuna avevano fatto lui, bandito e vagabondo, un Signore d'ampio paese, capo di banditi suoi pari, onde se veniva a sminuirglisi un solo istante la forza tra mano, perdeva il dominio con ogni speranza di ricuperarlo.
Gli erano non per tanto stati offerti onori, nobiltà, redditi cospicui onde cedesse la podestà del Lago al Duca suo legittimo padrone; ma Medici non era tale da discendere sì di leggieri dal sovrano grado in cui s'era collocato, e sino a tanto che rimaneva un sol mezzo da tentare per conservarlo, non voleva lasciarlo inoperoso: non disposto a venire a patti che allorquando avrebbe interamente disperato d'ogni riuscita, ben sapendo che i suoi nemici non avrebbero in qualunque tempo si fosse ricusate le sue trattative, conoscendolo tanto più terribile quanto più era ridotto agli estremi.
Poco prima dell'epoca del nostro racconto, Gian Giacomo, spinto da tutte le suaccennate riflessioni, aveva tentato un gran colpo politico, dall'esito del quale, se stato fosse favorevole, poteva ripromettersi una legittimazione vera, e una sicurezza inalterabile di dominio, oltre indefinita speranza d'ingrandimento; e nei giorni appunto di cui teniamo parola doveva conoscerne il risultato, del che egli stava in ansiosa aspettativa, potendo ad ogni istante succedere il ritorno di chi dovea recarne le novelle.
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