Mandato giovinetto nelle settentrionali contrade, aveva dimorato alcuni de' suoi verdi anni in un gotico Castello sulle sponde del mar Baltico presso un vecchio Elettore dell'Impero stretto a lui per lontano parentado. Quali dottrine, qual sapienza egli quivi bevesse, qual conoscenza degli uomini e delle cose in un'epoca in cui spuntava appena la prima aurora della vera filosofia, non è agevole l'immaginarselo. Fatto si è però ch'egli aveva il privilegio singolarissimo, tanto in quello come in ogni altro tempo, di godere l'amore de' più opposti partiti e l'amicizia di genti tra loro nimicissime: derivava ciò forse dall'arte ch'egli aveva di pronunciare certe parole che suonavano dolcemente all'orecchio di tutti ed ispiravano irresistibilmente per lui un'alta stima ed una illimitata confidenza. Volfango era di bella statura, di nobile viso, ombreggiato da biondi capelli; aveva occhi azzurri, penetranti ed espressivi. Vestiva riccamente con panni trinati in oro, e soleva portare un collaretto a lattuga, di foggia alemanna, di buonissimo garbo.
Legato d'amistà a' Sarbelloni, e per questo ai Medici, venne a visitarli al Castello di Musso, e Gian Giacomo non credette poter meglio affidare che a lui la difficile incumbenza del messaggio a Carlo V, di cui narrò allora il successo dicendo "che giunto a Ratisbona dove trovavasi Carlo, vide la sua Corte ingombra di Principi e Baroni, Spagnuoli, Fiamminghi e Tedeschi, che ivi tutte le cure dell'Imperatore erano rivolte a frenare i progressi della Riforma Luterana che cagionava nella terra Germanica sanguinose guerre civili, che colà ebbe certa notizia che, a suggerimento del Papa, stava Carlo per trattare le nozze del duca Francesco Sforza con una principessa del suo sangue, la quale dicevasi dover essere Cristina, figlia di Cristierno re danese, sua nipote, per il che era dovere il figurarsi che l'Imperatore non poteva consentire a veruna sminuizione di dominio nel Duca, che infatto parlando egli con Carlo stesso e intrattenendolo delle richieste di Gian Giacomo, s'era da prima sdegnato, poscia gli aveva espressamente comandato di riportare che se il Medici disponevasi a cedere spontaneamente l'usurpatasi Signoria di Musso, l'avrebbe ricompensato con generose largizioni e posti d'onore, altrimenti il dichiarerebbe fellone al Duca ed all'Impero, e farebbe a lui ed a' suoi pagare la resistenza a caro prezzo".
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