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      Tale era stato il giro delle idee di Gabriele, e quando chinata la testa rimase immobile nella massima concentrazione, era pervenuto appunto all'investigare se quell'oggetto a cui unicamente teneva rivolto il pensiero, quello da cui solo bramava un ritorno d'affetti, quello che aveva per lui dato un prezzo pria ignoto alla vita, e che stimava unica e straordinaria fra le creature, sentisse per lui verace e fervoroso interessamento. Nuovo però ed inesperto com'era nei nodi d'amore, passava colla fantasia per cento chimere, senza saper trovare ove potesse posarsi per dedurre con fiducia una speranza, ma pure incalzato dal bisogno di dare a se stesso una positiva risposta:
      Chi son io per lei? (diceva tristamente tra se stesso) Come posso credere d'averle cagionato ciò ch'ella produsse in me, se quello che io provo non fummi destato mai da altra persona fuorchè da lei sola? Dunque ella sola può operare sì maraviglioso prodigio: sperare d'aver causato in lei un simigliante effetto sarebbe una vanità sconsigliata. Quante donne non vidi, quante non mi guardarono? Eppure chi mai fu a' miei occhi che pareggiasse costei, questa semplice montanina di celeste sembiante, che certo gli angeli del paradiso non ponno averne un più dolce e leggiadro? E le sue pupille! oh ch'io non vi pensi! un tremito, un ardore mi scorre dalla testa ai piedi se mi rammento i suoi occhi. Qual forza irresistibile sta in essi! che sia una malía, una potenza sovrumana per consumare la vita di chi li affisa? No che sì stupenda bellezza, una tale soavissima fiamma, non può essere l'opera d'arti infernali? e se ben anco fosse un incanto, vi struggerei volenteroso tutti i miei giorni.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





Gabriele