Ecco il voto ch'io pronuncio invocando i santi del cielo, di cui voi, o lucenti pianeti, adornate la soglia. Sì, lo ripeto: o Rina o morte: e questo mio voto fia sacro come se il pronunciassi innanzi al più miracoloso degli altari".
Come avviene egli mai che l'amore, il quale dir si può l'eccesso della vita, faccia volgere sì agevolmente lo spirito all'idea del morire? Come mai l'anima, anzichè venire atterrita dall'idea del passaggio dal più profondo sentire all'assoluta quiete della tomba, la sospira e la brama? Noi non osiamo investigarne la causa, ma qualunque essa sia, fatto è che Gabriele fu condotto rapidamente dalla propria fantasia ad abbracciare come rimedio estremo all'amor suo, se stato fosse sventurato, la morte, e proferendone il voto, sentissi ringagliardire, e fatto maggior di se stesso, aumentarsi in petto la speme.
Dopo avere così lungamente vaneggiato in amorosi delirii ora piegando a placidi consigli, ora ad estremi rimedii avvisando, guardò la luna che salita a mezzo il cielo annunziava essere già inoltrata la notte, e pensò di là discendere per ritrarsi in sua stanza a riposo, onde, alzatosi, entrò nella porta quadrata della torre per calare da essa al basso; Nel momento però che stava per porre il piede sul primo gradino, udì al fondo della scala lieve rumore di pedate ascendenti, e travide un lucore debolissimo come di lanterna Coperta da mano o da altro impedimento. Egli non potendo scorgere chi fosse che su venisse perchè nel rimanente quell'interno della torre era oscurissimo, non vedendovisi che alle sommità un barlume di luna che penetrava da ristrette fenditure del muro, retrocesse di nuovo sul baluardo onde evitare uno scontro con chi saliva fra quelle tenebre, che dar potesse luogo a sospetto o ad allarme, poichè suppose si fossero soldati che salissero a far la scôlta sul bastione medesimo.
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Rina Gabriele Coperta
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