Retrocesso che si fu per ischivare eziandio di mostrarsi improvvisamente al loro uscire dalla torre, si ritrasse a qualche distanza di là, e oltrepassando il rialzo che copriva la casamatta, ed ove era stato pria seduto, si pose ad una diecina di passi lontano appoggiandosi ai merli che guarnivano il muro in vista d'uomo che stesse quivi oziando a rinfrescarsi all'aria notturna.
Le pedate s'andavano facendo più distinte e indicavano al rumore d'essere di più persone, l'una delle quali apparve al fine sul limitare della quadrata apertura: era quegli che recava la lanterna. Porse in avanti il capo pria di mettersi fuori del tutto, e portando la lanterna all'altezza del volto spiò d'intorno con sospetto; ma non s'accorgendo di Gabriele, uscì francamente dalla torre. Appena ebbe posto piede sul baluardo, e venne rischiarato per intero dal chiaro della luna che quivi batteva, Gabriele mirandolo attentamente s'avvide con istupore al suo vestimento che non era un soldato, nè altro uomo del Castello a lui noto: a tal vista immediatamente appiattossi traendosi tutto entro l'ombra fitta del rialzo merlato onde attendere e scoprire a che e con chi fosse quivi venuto quello straniero. Questo chiuse la lanterna di maniera che non mandava affatto più lume, la posò al suolo e si rivolse poscia alla porticella della torre accennando colla mano agli altri che s'avanzassero: ne comparve uno ben tosto ed uscì traendo per mano un altro che era pur tenuto da un terzo.
Guardinghi e cauti si fecero avanti anche questi appressandosi al primo; e quale non fu la sorpresa di Gabriele riconoscendo nella persona che stava di mezzo agli ultimi venuti, il Cancelliere Maestro Lucio Tanaglia: volea levarsi, farsi palese, e chiedere ad esso lui, come e perchè fosse salito a quell'ora insolita sulla muraglia, e di qual parte venissero quegli uomini che seco erano; ma quatto ristette senza moversi, udendo in tal punto lo stesso Tanaglia pronunciare tremando a mezza voce queste parole: Benedetta gente, perchè trattare così con un galantuomo.
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