I Capitani, ammutoliti e aggruppati in diversi atteggiamenti d'intorno al Castellano, contemplavano con occhio atterrito quel deforme cadavere. Gabriele, fattosi da un canto, ritraendo lo sguardo da quello spaventoso e ributtante spettacolo, gemeva come se avesse l'anima oppressa da un sogno fatale. Il Cancelliere stava per svenire, teneva gli occhi immobili ed era freddo come un morto: ei non sapeva in qual mondo si fosse, ora gli ritornava alla mente il pericolo corso d'essere ucciso da quei tre, e li voleva puniti, ora facea riflessione ai loro tormenti, e gli parevano eccessivi; pensava quanto esso stesso avea arrischiato d'essere preso in sospetto di traditore, e quindi trattato a quel modo, e s'immaginava i casi futuri e paventava di modo che il suo spirito era un caos di terrori, di paure e di funeste aspettative.
Pel primo Gian Giacomo riprese la consueta sua fredda apparenza: qualunque fosse la brama che s'avesse di mettere a luce quell'arcano, pensò essere prudente consiglio di più non insistere per iscoprirlo: pronunciò all'orecchio d'uno degli sgherri alcuni secreti comandi, indi fece aprire la porta di quella sala della Quistione e ne uscì assieme a tutti i suoi.
Sebbene spuntasse appena il giorno, mandò a risvegliare l'abbate di Frustemburgo parroco del Castello, e fece sonare le campane della Chiesa nella Rocca di Sant'Eufemia per far celebrare immediatamente la Messa, il che venne eseguito con gran concorso di Capitani e soldati, i quali tutti si recarono poscia ad assistere a più solenne celebrazione nel tempio maggiore di Musso.
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