Il Governatore albergava in un palazzo che s'avea l'aspetto di Castello abbellito da varii fregi e dagli stemmi ducali e del municipio, e sorgeva a mezzodì della città poco lungi da Porta Torre: all'entrata di esso stava sempre a guardia un corpo d'alabardieri Spagnuoli, e un drappello di Micheletti pronti ad eseguire quanto fosse necessario per fare rispettare gli ordini e le leggi.
Allorquando entrò Alessandro Gonzaga in quel palazzo, il Governatore trovavasi in una delle interne sue sale, ove stava tutta raccolta la di lui famiglia, imperciocchè era l'ora del distillado. Chiamavasi con tal nome una bevanda d'uso comune a que' tempi tra i ricchi Spagnuoli, la quale veniva composta di essenza di drogherie consumate negli spiriti, e stillata nell'acqua frammista allo zucchero: ed era costume il prenderla il mattino da tutte le persone della stessa famiglia riunite insieme, la quale usanza è praticata tuttogiorno in alcune città per bibite d'altra specie. La sala del distillado era addobbata con arazzi fiamminghi: in mezzo ad essa vedevasi sopra un tavolo, coperto da ricco tappeto, un gran vaso d'argento che conteneva l'odoroso liquore, e avanti a ciascuno de' seduti stava collocato un alto calice di cristallo entro cui veniva versata la bevanda. Dom Lorenzo Pedraria era quivi assiso in un gran seggiolone: grande e magro mostravasi di corpo, i di lui capelli, che incominciavano ad incanutire, vedevansi corti e smozzicati, ad eccezione d'un picciol ciuffo che gli stava ritto sulla fronte; portava un ampio elevato collare, ed il suo viso, scarno e improntato d'un'aria grave imperiosa, andava distinto da due mustacchi e da un fiocchetto di pelo sul mento, tagliato in forma triangolare, ch'era alla moda del re Dom Filippo.
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