Il capitano Gonzaga, tosto che si fu quivi adagiato, pria che il Governatore prendesse la parola, disse doversi a lui perdonare l'essersi recato in sua presenza colla corazza e coll'abito soldatesco lordo e disordinato, poichè era venuto esso pure premurosamente, e appena tocca terra di ritorno da una perigliosa e sfortunata spedizione onde dargliene pronto ed esatto ragguaglio. Il Governatore l'invitò a narrare tosto l'evento, ed esso raccontò la presa da lui fatta del fratello e del cancelliere del Castellano di Musso, ponendogli poscia l'avvenuta loro liberazione sotto l'aspetto il meno che potè obbrobrioso pel proprio valore e per la propria vigilanza. Fece esagerato novero delle forze e del numero degli assalitori da cui si disse sorpreso nel più forte incalzare della tempesta, e ad irrecusabile scusa di sua sconfitta nominò siccome capo di quella masnada Falco di Nesso, il cedere al quale non era intero scorno anche ai più esperti Capitani d'armi.
Dom Lorenzo Pedraria quand'ebbe udito con faccia scura e meravigliata tutta la narrazione del Gonzaga, scosse il capo lentamente, animando il volto d'un misterioso sorriso; e "Speriamo, rispose, signor Capitano, che questa sarà l'ultima che ci fanno, e che il Medici e i suoi banditi non avranno più gran tempo da rimanersi nei loro ripari e molestare con ruberie ed assassinii gli abitatori di tanto paese d'intorno, come pur troppo avviene da qualche anno, contro l'intenzione del signor Duca e dell'Eccellentissimo signor Generale.
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