A tenore di tali comandi non vi fu veglia o fatica a cui perdonassero, sì il Governatore Pedraria, che il Gonzaga per dare compiuta esecuzione a tutto il prescritto. I lavoratori vennero triplicati intorno alle navi, che calefatate e munite d'ogni specie d'attrezzi, fecero ben tosto in porto sontuosa mostra: i cittadini e quei del contado furono posti in obbligo di pagare gravi contributi; i monasteri, i capitoli, le chiese stesse non andarono esenti da grossi balzelli in granaglie o danaro da pagarsi in misura de' proprii tenimenti. Le doglianze per tale enorme aumento di tributi divennero nella Comasca popolazione universali e risentite: già il progetto d'una aperta resistenza manifestavasi in più luoghi, già il tumulto minacciava di farsi generale e imponente, quando l'arrivo di quattrocento archibugieri spagnuoli guidati dal capitano Alonzo Canto, ponendo in tema i più arditi e furiosi agitatori della plebe, sedò e fece sparire ogni sintomo di ribellione.
Dopo quella prima banda giunse in Como Giovan Battista Speziano capitano di giustizia e commissario generale del campo per il Duca; con esso lui vennero da Milano i provveditori della milizia seguiti dai carri che recavano vettovaglie, armi, foraggi sotto scorta di cinquecento e più fanti d'ogni arma con varie bandiere di cavalli. Arrivò poscia il Commissario di Spagna, e quello della Lega, indi un nuovo battaglione d'archibugieri, due di lanzinechi, uno di bombardieri con molte artiglierie, e finalmente un centinaio di Lancie libere, ch'erano così detti que' giovani patrizii di Milano, o d'altre città soggette al Duca, che si recavano a combattere per elezione, mantenendo sè, lo scudiero ed i paggi col proprio danaro, vestendo svariate armature, e portando sullo scudo, sul cimiero o la sopravveste quegli stemmi od imprese che meglio bramavano.
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