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      Dom Lorenzo Mugnez Pedraria appoggiò eloquentemente i detti del capitano Gonzaga, ed asserì con tutta imponenza, che ogni cura era lieve, ogni studio dovere, ogni sagrificio necessità allorchè trattavasi di soddisfare i desiderii e il volere della Maestà dell'Imperatore, Re delle Spagne e del Brabante, del serenissimo Duca e del Generale supremo. Lo Speziano, commissario Ducale, uomo autorevole, accorto e prudente, in mano del quale stava in quel momento la somma delle cose concernenti la guerra, rimase ben tosto persuaso dell'importanza e difficoltà di essa, e pose termine ad ogni differenza convenendo coi più sperimentati, che si dovessero prendere tutte quelle accurate ed opportune misure che valessero ad assicurarne prospero il risultamento. Accedettero i dissidenti all'avviso dello Speziano sulla necessità d'adottare un piano di battaglia, ma allorchè si diè principio a discuterne le particolari disposizioni, vennero in campo tali ostacoli e dispareri, che ne fu protratta oltre modo la definitiva conclusione. E qui cade in acconcio il notare che per un Duce era più malagevole di quell'età il condurre e disporre a generali fazioni alcune poche migliaia di combattenti, di quello che a' nostri giorni non sia il capitanarne un mezzo milione. De' nostri dì fitti battaglioni, immense squadre di fanti e di cavalli s'avanzano, retrocedono, si volgono a destra o a mancina ad un cenno, ad una parola di speciali comandanti che tutti pendono pure da un segno, da un moto d'un duce supremo, il quale stando a centro della grande massa armata imprime a tutte le parti di essa un impulso unico, consentaneo, regolare.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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