Tale assoluta concentrazione di potere che s'emana con sì rapido ed ordinato concatenamento di comandi opera è tutta della attuale soldatesca disciplina e dei moderni militari istituti, condotti a perfezione dal calcolo, dalla sperienza, dal genio dei sommi capitani di cui fu ricca l'età nostra, in cui si videro e si mirano tuttora eserciti infiniti essere mossi con maravigliosa agevolezza, e un numero immenso di volontà e di forze venire spinte, frenate, dirette a desiderio d'una volontà e d'una mente sola. Nei secoli trascorsi, benchè alle armate presiedesse un capo supremo, i comandanti delle singole squadre che le componevano non erano tutti così a di lui ordini sottomessi da eseguirli alla cieca: alcuni vi si opponevano per orgoglio, altri per ignoranza, altri per invidia o per odio, e ben di frequenti non era in podestà del Generale il forzarli all'obbedienza, perchè la difettosa costituzione e la tenuità dei governi degli Stati e degli eserciti dava facile accesso alle rivolte, ai tradimenti, alle diserzioni; quindi avveniva che per evitare difficoltà maggiori d'uopo era spesso pel primo duce piegarsi a perfetto accordo co' suoi capitani e di tutto seco loro tenere anticipato consiglio.
Così dopo avere ponderate diligentemente le circostanze, udite tutte le voci, si venne in quella adunanza di Commissarii e di Capitani a stabilire alla fin fine il seguente piano di battaglia.
Ciascuna delle dieciotto grosse navi che stavano preste nel Porto di Como verrebbe armata di quattro cannoni e porterebbe quaranta uomini d'armi, cioè venti bombardieri e venti archibugieri, oltre dieci rematori e un pilota; ad ogni nave presiederebbe un capo - bandiera, ad ogni tre un capitano.
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