Distolse Rina dall'intimo immaginare la voce di Orsola, che pervenuta alla capanna, dischiudendone la porta, esclamò: "Io m'ho il tristo presentimento, e Dio voglia che si smentisca, che la venuta qua su di quegli stranieri liberati da Falco ci debba essere cagione di qualche gran danno! Ben ti sovvieni che per essi loro la comare Imazza perdette l'unico figlio Grampo: chi sa quella maledetta vecchia quali stregamenti ha fatto per vendicarsene. Il sole che sorge la coglie forse presso le grotte della montagna intenta a fare sparire col suo bastone le orme lasciate dalle unghie dei demonii che si saranno raccolti questa notte intorno ad essa". Rina provò sommo spavento a tai detti, ed affrettossi ad entrare nell'abituro rammentando alla madre che nè l'una nò l'altra avevano ancora pronunciate le preghiere del mattino.
La barca di Falco correva intanto celeremente sulle onde. Stava desso ritto presso la prora, appoggiato al suo moschetto, mirando i suoi compagni pirati; due de' quali, che erano Trincone e Guazzo, remigavano, e quattro stavano seduti ai lati del battello, tenendosi ciascuno d'accanto il proprio archibugio. Questi, uomini tutti nerboruti e infaticabili, mostravano visi fieri colla pelle arsa dal sole e dalla polvere, vestivano casacche di lana di colore sanguigno serrate loro ai fianchi da larghe cinture di cuoio, da cui risortivano impugnature di coltelli e spuntoni; il loro capo era coperto da berrette brune pure di lana, lunghe, ricadenti sugli omeri, sulle quali riponevano talora larghi acuminati capelli che celavano ad essi metà del viso.
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