E ben può dirsi che a Falco passassero somiglianti idee pel capo, poichè appena si fu colà seduto, girati gli occhi a quel volume, intorbidossi in volto, e li ritraendo quasi con orrore, avrebbe forse cercato d'uscire tosto di là, se mirando Gabriele, dalle belle e soavi sembianze di questo giovinetto atteggiate ad una placida calma, ed all'espressione di un sentimento affatto opposto al terrore, non gli fosse stato all'istante dissipato dallo spirito, troppo agevolmente suscettivo di strani e pregiudicati pensieri, ogni sospetto di stregoneria. Maestro Lucio, ben lungi dall'immaginare quali cose intorno a lui si volgessero nella fantasia di Falco: "Dunque domani, pronunciò con voce un po' tremola ma pacata, è proprio vero che vi deve essere battaglia? Già me lo avevano fatto supporre le lettere di richiamo ordinatemi giorni sono dal signor Castellano ai condottieri di truppe delle vallate, e l'affaccendamento in cui vedeva dal mio finestruolo tutta la gente del Castello e del Porto. Chi sa quanti poveri meschini vi lasceranno la pelle! però non dico che non s'abbia a fare, anzi è una cosa necessaria, necessariissima: fate assai bene a darla ad intendere a quei prepotenti di Ducali: così Dio volesse, che li costringeste una volta a starsene in pace". "No, no, non vogliamo pace, l'interruppe Falco, sinchè uno solo di loro rimane sulle sponde di questo lago".
O certo, certo, ripigliò messer Tanaglia, diceva per dire...
State pur lieto, Maestro, l'interruppe Gabriele, perchè passato domani non udirete sicuramente per lungo tempo altri spari d'artiglierie che quelli che si faranno per allegrezza o per festeggiamento
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