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      Levossi da sedere questi pure, e Gabriele già da tanti sentimenti intenerito, pria d'uscire, abbracciollo con affetto figliale, dandogli con voce quasi rotta dal pianto l'addio. "Addio, rispose non senza una sincera commozione Maestro Tanaglia, addio, mio caro figliuolo: che Sant'Ambrogio vi protegga nel giorno di domani: ricordatevi di non esporvi troppo; abbiate giudizio; tornate sano e salvo dal vostro maestro, che se il cielo gli dà vita e quiete ha ancora molte e molte cose da insegnarvi, che sin ora per le altre vostre faccende si sono dovute mettere da parte. Addio voi pure, mio Falco (e si strinsero amichevolmente la mano), abbiate cura di questo giovane; non lasciatelo precipitare, e se me lo ricondurrete bello e robusto come ora si trova, vi formerò e vi regalerò lo stemma di vostra famiglia". Falco pronunciò un maschio addio, e presosi per mano Gabriele, il guardò con una fiera sicurezza che tutto esprimeva l'interesse e la premura che prometteva a quello, alunno del Cancelliere, e fratello del suo Signore. Uscirono così entrambi dalla cameretta di Maestro Tanaglia, che udirono rinchiudere tostamente, e pei porticati ed il cortile del Forte, già fatto silenzioso ed oscuro, pervennero alle loro stanze di riposo.
     
     
     
      CAPITOLO OTTAVO.
     
      Cadon le schiere d'ogni orgoglio emunte,
      Difese invan dall'orrida mitragliaE dal filo dei brandi e dalle punte.
      Che in mezzo ad esse rapido si scagliaE tronca e fora e penetra e calpesta
      Sin che l'ultime file apre e sbaraglia;
      Poi sotto la vulcanica tempesta


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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