Le aure notturne spirando da settentrione favorivano il veleggiare verso mezzodì della classe medicea, per cui al primo diradarsi dell'oscurità essa era di già pervenuta all'altura di Rezzonico, e quando il sole, spuntando dietro i monti di Lecco, vibrò i suoi primi raggi sui liquidi piani del Lario, illuminò quella flotta, che, passate le acque di Sasso - Rancio, progrediva a gonfie vele ver' quelle di Menaggio. Giunta a poca distanza da questo borgo, un susurro improvviso si diffuse su tutte le navi, e ad un segnale dato dal brigantino, ripetuto dal Busto di ferro, si rattennero i remi, si ravvolsero le vele, e tutto il navilio mussiano arrestossi disposto in lunga fila siccome aveva viaggiato.
Era apparsa la flotta ducale, che, sprolungandosi tra Bellaggio e la Cadenabbia, s'avanzava lentamente a forza di remi, avendo l'aria di fronte. Distavano a quel primo vedersi l'una dall'altra le due flotte nemiche un miglio e mezzo all'incirca. Gian Giacomo Medici fece soprastare le sue navi un buon quarto d'ora, attendendo l'accostarsi dei legni ducali, ma sembrandogli che punto non s'inoltrassero, tant'era la tardità con cui procedevano, trovandosi esse sotto - vento, diede ordine a' suoi d'avanzarsi, ma a soli remi e senza foga. Quando però ebbe viste le navi comasche essere giunte presso il capo del promontorio di Bellaggio, fece dall'albero del brigantino porgere di nuovo il segno della fermata, ed altrettanto venne comandato ai ducali dal Gonzaga, che saliva la nave ammiraglia.
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