Dopo questo secondo movimento le flotte si trovarono discoste un giusto tiro di cannone, ma per alcun tempo nessuna di esse volle incominciare l'attacco. Spiegato era il mattino, il sole ora splendeva in piena luce, ora appariva leggiermente velato dalle nebbie che posavano sulla sommità degli erti monti: azzurrine, ondeggiate stendevansi le acque che si frangevano mormoranti contro i numerosi legni che sostenevano. Le due armate, collocate paralellamente l'una all'altra di fronte, si guatavano immobili e silenziose in aspettativa ciascuna che l'altra desse principio al combattimento.
Le otto grosse navi medicee stavano d'un bel tratto distanti fra loro, poichè negli intervalli erano frapposte le borbote e le piatte, alcune però delle quali tenevansi in una seconda fila formata dalle scorribiesse e dai battelli. Il purpureo vessillo colle palle d'oro che sventolava sull'albero del brigantino, il quale sorgeva torreggiante in mezzo alle altre navi, avrebbe sufficientemente indicato che desso portava quegli che capitanava la flotta, se Gian Giacomo stesso, che tanto il suo quanto il nemico esercito riconoscevano alla splendidezza dell'armi ed alle candide piume del cimiero, non si fosse tenuto costantemente colla spada impugnata sull'alto della prora; intorno a lui si stavano i suoi principali capitani, ed una fitta schiera d'eletti soldati guarniva i bordi di quella nave, nel centro della quale vedevasi eretto l'altare, che, essendo su un palco elevato d'alquanti gradini, era veduto da lungi in uno col sacerdote che, prostrato innanzi ad esso, adorava l'argentea croce, a cui gli assistenti in bianche stole ardevano incensi.
| |
Gian Giacomo
|