Tra i molti uomini però di che si vedevano guerniti i ponti delle altre grosse navi, e piene le barche minori del Castellano, pochi drappelli se ne scorgevano in totale guerriero abbigliamento; gli altri, benchè tutti in armi, non offrivano il vero militare aspetto dei soldati Ducali.
Le loro diciotto navi, pressochè tutte d'una portata, stavano schierate in una sola lunga linea: su ognuna di esse vedevasi inalberata la bandiera azzurra collo stemma sforzesco, e il loro legno ammiraglio non distinguevasi per altro che per avere lo stendardo più espanso e più ricco, e per portare intorno all'albero una gabbia, come sul brigantino mediceo, da cui due uomini con banderuole alla mano comunicavano i segnali alla flotta a norma dei comandi. Vedevansi i soldati disposti su queste navi in perfetta guerresca tenuta: sui lati di ciascuna di esse stava una squadra di alabardieri del Duca colle sopravvesti rosse e le penne del morione di simigliante colore; la prora ne era occupata da una doppia fila di moschettieri spagnuoli ed alemanni, i cui elmi, le corazze e gli alti archibugi, non portanti però la moderna baionetta, sfolgoravano allineati ai raggi del sole. Gli abitanti delle prossime terre del lago saliti sulle torri, e quelli delle valli accorsi alle vette dei colli e dei monti circostanti, prospettavano ammirati ed ansiosi quelle due nemiche armate, poichè giammai s'era veduto in quelle acque un numero tanto grande di legni starsi a fronte in sì potente e minaccioso aspetto.
Gian Giacomo, dopo avere atteso alcun tempo, vedendo che l'ammiraglio ducale non disponevasi ad incominciare la pugna, ordinò ad una borbota e due piatte s'avanzassero ed ingaggiassero il combattimento.
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