Al rimbombo generale delle artiglierie rintronarono i monti, e quell'immenso fragore salendo di vetta in vetta, destò gli echi più sommi dei giganteschi Legnoni non usi a rispondere che ai muggiti del tuono. In pochi momenti un densissimo fumo ricoprì le due armate, stendendosi come vasta nube, fuori della quale apparivano qua e là le estremità degli alberi sormontati dagli ondeggianti vessilli.
Lampi spessissimi di fuoco seguentesi incrociantesi squarciavano il seno a quella nube e la rendevano più fitta e vorticosa: tra il tuonare assordante delle bombarde s'udiva il rumoreggiare incessante minuto degli archibugi, e veniva anche all'orecchio il tintinnare della campana del Brigantino e lo stormire dei tamburi ducali. Sempre più rinserrando s'andavano le linee, e la pugna facevasi maggiormente terribile e micidiale. Alle clamorose grida che d'ambe le parti davano eccitamento al distruggere, all'uccidere, alle voci d'imprecazione, di minaccia, si frammischiavano i gemiti, i lamenti, le invocazioni pressanti di soccorso dei feriti e di quelli che perigliavano naufragio.
Nell'impeto primo dell'assalto le navi ducali urtando in molte delle navicelle mussiane che s'erano spinte avanti, varie ne rovesciarono, altre ne resero malconcie e le costrinsero presso che tutte a trarsi addietro; ma allorquando i grossi legni del Medici, con un fuoco ben nutrito e continuo di bombarde e falconetti, fecero rallentare quella foga nemica, le barche minori vogarono di nuovo alla presa, e cacciatesi sotto i bordi delle navi comasche, in parte schermendosi, in parte non curando arditi la grandine di palle che era fatta su di esse cadere, i guastatori, martellando colle scuri e le mazze, incominciarono l'opera del tagliare, rompere, divellere le tavole di che ne erano contesti i fianchi, e gli incendiarii del gettare per entro agli squarciati seni fiaccole accese, fasci di stoppie impegolate, lane intinte nelle rage e nell'olio, cui avevano dapprima appiccato il fuoco.
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