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      Il Borserio, benchè ferito in più parti, animando colla voce quello spizzico rimastogli de' suoi, ruotando disperatamente la spada teneva lontani cị non per tanto i Ducali, che, gettati dalle loro navi i roncigli, tentavano di venire all'arrembaggio. L'arrivo colà dell'Indomabile fece sospendere quell'intrapresa, poichè i nemici si rivolsero tuonando contro di essa.
      Aveva Falco nel frattempo colla sua Salvatrice ś guasta e rotta una delle navi nemiche che gli erano venute d'intorno, che trovossi costretta a si ritrarre per salvarsi alla spiaggia; la seconda, assai sminuita di combattenti, vedutasi sola contro quella formidabile nave, se ne era staccata, e volgeva precipitosa a raggiungere il grosso della flotta. Cessato coś il combattere per la Salvatrice, e dissipatosi il fumo che la cingeva, Falco e tutti i suoi guerrieri, mentre la ciurma gettava in acqua i morti e recava i feriti sottoponte, anelanti per la lunga sostenuta fatica, rifiatarono, rimanendo inerti, appoggiati ai loro moschetti, a mirare d'intorno la scena della battaglia.
      Non spirava soffio d'aria, pure il lago ondulava agitato per i moti di tante navi che quivi procedevano, s'urtavano, retrocedevano: vedevansi sornuotare per tutte quelle acque frantumi di barche, pezzi di tavole carbonizzate, pennacchi, cappelli e lembi di sopravveste: l'intero orizzonte era oscurato dal fumo che si stendeva in forma d'un gran cerchio cinericcio intorno al luogo della battaglia, e veniva aumentato verso levante dai vortici che continui s'alzavano, ove stando in lotta col maggior numero delle loro navi i due sommi condottieri delle flotte si fulminavano incessantemente colle artiglierie.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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