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      Datosi luogo dai legni ducali, mentre l'Indomabile sosteneva il combattimento da lungi contro di esse, la Salvatrice accostossi al Busto - di ferro; non offriva esso più che l'informe aspetto d'un ammasso di tavole e travi frantumate e ridotte a scheggie, frammiste a cadaveri detroncati, ad armi, a pezzi di vela e di cordaggi anneriti dal fumo e semi - arsi. Il valoroso Borserio, perduto l'elmo, perduta la spada, coperto di ferite e pressochè esangue, giaceva steso sulla prora di quella sua fracassata nave sul corpo de' guerrieri che ultimi avevano combattuto al suo fianco. Falco ordinò a quattro de' suoi salissero su quel legno, e trasportassero a bordo della Salvatrice il Capitano e gli altri guerrieri che davano ancora segno di vita. Il Borserio appena fu deposto sul ponte mandò alcuni inarticolati accenti e spirò, con grave cordoglio di Falco e de' suoi soldati che lo estimavano prode guerriero e valentissimo comandante di nave: esso, a differenza degli altri uccisi che erano gettati nelle onde, venne calato sottocoperta, dove furono collocati i feriti d'entrambi i legni.
      Il trarre delle artiglierie che s'era intanto proseguito tra l'Indomabile e le quattro ducali, cessò ad un tratto dalla parte di queste, perchè diedero i remi all'acque per accostarsi all'altre loro navi. Tale mossa fu cagionata da un lume che si mirò splendere elevato in mezzo al fumo ove stavasi il grosso della flotta combattente, ed era un segnale fatto sulla gabbia dell'albero dell'ammiraglio per chiamare d'appresso tutti i suoi legni.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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