L'Indomabile tenne loro dietro, la segú pure la Salvatrice, abbandonando all'arbitrio delle onde il lacerato e inconducibile Busto - di - ferro.
Il lungo e furioso durare della pugna là dove trovavasi il Gonzaga a fronte di Gian Giacomo Medici, aveva quasi esaurite le munizioni da guerra, e rese roventi ed inservibili un gran numero di grosse armi da fuoco, per cui il fulminare delle artiglierie era diminuito d'assai, il che si comprendeva ben anco dalla minore densità del fumo attraverso il quale potevasi omai distinguere la duplice fila delle pugnanti navi. Cinque erano stati i grandi legni mussiani, annoveratovi il brigantino, che avevano sostenuto quel combattimento contro dieci dei ducali; ma siccome la gran quantità delle barche sottili che si stava coi primi per l'agevolezza dell'accorrere, del volteggiare, guastava, ardeva e danneggiava in mille modi il navilio nemico, e siccome la perizia del combattere navalmente, e la perfezione delle armi e delle barche era maggiore dal lato del Castellano, coś delle due flotte quella che si trovava meno guasta e meno di morti e feriti ripiena era la sua. Il segnale dato dal Gonzaga onde chiamarsi vicini i suoi legni discosti era stato appunto determinato dal periglio ch'ei vedeva ognor crescente di dover cedere il campo all'inimico. Era riuscito agli incendiarii del Medici d'appiccare per la terza volta il fuoco ad una nave della linea ducale; le bombarde del brigantino ne avevano ś malconcie due altre, che rese inabili ad avanzarsi ed a retrocedere, minacciavano ad ogni istante di andare a picco: una quarta, che nell'inseguire alcune piatte appressossi agli scogli di Varenna, aveva ricevuto dalle artiglierie quivi collocate dal Gatto un trattamento eguale a quello fatto alle barche medicee dai bombardieri spagnuoli trincierati nascostamente sul colle di Bellaggio.
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