Non è però a dirsi che il navilio mussiano si trovasse incolume ed intero: delle barche sottili una metà era perita rovesciata dalle palle o dagli urti dei legni ducali: delle grosse navi, oltre la perdita del Busto - di - ferro; la Donghese, comandata da Domenico Matto, per essersi cacciata più volte assai d'appresso al nemico, n'aveva riportati tali guasti, che movevasi a stento; e il Sant'Ambrogio, vedeasi casso dell'albero, la cui caduta era stata causa di morte a Romeo Casanova comandante di esso.
Quando le quattro navi ducali che avevano sostenuto il conflitto contro l'antiguardo si furono raccozzate al rimanente della flotta, l'ammiraglio Gonzaga per togliere al nemico il vantaggio delle artiglierie, che, sebbene scemate ne' colpi, molta strage e danno gli recavano ancora, e vedendosi superiore tuttavia in numero di navi e d'uomini, disperando d'ottenere la vittoria altrimenti che con un colpo decisivo, comandò a' suoi legni si spingessero tutti contro i Mussiani serrandoli d'appresso per venire all'arrembaggio. Gian Giacomo tentò evitare l'effetto di tale movimento dell'inimico, ma non ne ebbe il campo, perchè le dieci navi che rimanevano ai Ducali obbedirono sì prontamente ai comandi del loro ammiraglio, che in un battere di ciglia le mussiane si trovarono avviluppate ed investite da esse. Il brigantino fu circuíto dall'Ammiraglio e dal Nedena, e così vennero assaliti da due navi comasche ciascuno degli altri quattro legni mussiani. Rinserratosi in tal modo il combattimento, fu forza ad ambe le parti abbandonare interamente l'uso delle bombarde, e non s'udì più che lo sparo della moschetteria, non come innanzi ad unite e strepitose scariche, ma disordinatamente susseguito.
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