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      Reggendosi ben presto da sè, mirò d'intorno, e veduti tutti i Ducali od uccisi o coll'armi abbassate al suolo innanzi ai Mussiani: "Fa tosto, disse, o mio Falco, abbassare la bandiera del duca e dare il segno che l'ammiraglia è nostra". Falco ne porse subito il comando a due uomini della sua ciurma che, salito l'albero, staccarono dalla sommità il vessillo Sforzesco, e sventolatolo per porgere indizio della presa, lo calarono sul ponte. Fu quel segnale tostamente inteso, e un grido d'applauso e di gioia partì da tutti i legni medicei. Gian Giacomo avea frattanto disalberata e fatta sua la nave del Nedena, per cui gli otto legni ducali, che soli di tutta la flotta rimanevano, da tante perdite disanimati e smarriti, abbandonarono i Mussiani e precipitosi si diressero alla volta di Bellaggio, onde porsi sotto la guardia delle artiglierie del colle per evitare di essere inseguiti.
      Il Castellano vedendo per quella ritirata dell'inimico decisa pienamente per lui la vittoria, scorgendo eziandio assai lacero e scemato anche il suo navilio, non credette opportuno il tentare la presa di quei legni fuggenti. Fece dare alle sue navi il segnale della raccolta e della partenza, e rivolte le prore verso Musso facendo rimorchiare le conquistate navi, verso l'ora terza dopo la metà del giorno abbandonò il luogo del combattimento colla sua trionfante flotta, la quale si ridusse sul far della sera parte a Rezzonico e parte in vicinanza delle basse spiagge di Dervio.
     
     
     
      CAPITOLO NONO.
     
      Altri il fianco ristoppa alle sdruscite


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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