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      Accorrevano frettolose alle preci in ciascuno dei nominati templi le popolazioni; ma dove mostravasi maggiore l'affollamento era a San - Biagio, la cattedrale di Musso, che vedevasi addobbata con gran pompa sì nell'esterno che al di dentro con paramenti bruni a fregi d'oro, in trofei d'armi simmetricamente disposti lungo le colonne e le pareti, nei quali riflettevasi la luce d'infiniti cerei collocati sugli altari e sui gradi d'un catafalco erettosi nel mezzo.
      Due ore avanti il mezzodì dalle altre chiese di Musso non che da quelle di Dongo tutto il clero secolare coi canonici e vicarii, i frati cogli Abati de' loro monasteri, e le scuole de' disciplini cogli stendardi e le croci s'avviarono processionalmente a San - Biagio.
      Gli uomini d'armi del Castellano, i lavoratori dell'arsenale e le ciurme delle navi s'erano adunati essi pure lungo le strade e la piazza di quel tempio, a cui poco dopo recossi Gian Giacomo col seguito de' suoi Capitani, tutti in abito dimesso, poichè cingevano la sola spada, e avevano tolte ben anco ai berretti le piume. Veniva con loro il cancelliere Maestro Lucio Tanaglia che s'aveva poste un paio di calze bigie, le migliori che s'avesse, un giustacuore di velluto nero, un collare a lattuga stirato di fresco, ed era stato quel mattino più d'un'ora sotto le mani di Mastro Pellucca barbiere del Castello per farsi acconciare i capelli e la barba alla spagnuola, poichè doveva pronunciare l'orazione funebre pei guerrieri rimasti estinti in battaglia, che così gli era stato imposto da Gian Giacomo.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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