Avute queste novelle, Falco comandò a due di loro si trovassero allo spuntare del dì venturo ai piedi della sua rupe colla sua barca perchè voleva recarsi a Musso.
All'alba infatti del nuovo giorno Orsola e Rina assettate convenevolmente alla loro foggia le chiome, e indossate le vesti che s'avevano più splendide, chiuso diligentemente il loro casolare, discesero con Falco al lago, ed ivi si posero nel navicello guidato dal Trincone e dal Tornasco, sostituito da Falco per remigante all'estinto Guazzo. Pervenuta la loro barca nelle acque di Bellaggio, Falco ed i rematori indicarono alle donne il luogo della battaglia, distinguendo i siti ove erano accaduti i principali avvenimenti del conflitto sulle navi, i di cui resti erano già stati dalle onde dispersi, gettati al lido, o raccolti dai naviganti e dai pescatori.
Là, disse Falco accennando col dito verso il promontorio, là le nostre borbote s'ebbero il primo ruvido saluto dalle bombarde che i Ducali postarono sulla collina: qui incominciò l'attacco, e qui, ti sovvieni Trincone, l'Indomabile e la Salvatrice mandarono a lavarsi nelle acque non pochi di quegli sporchi camiciotti rossi: qui il bravo capitano Borserio lasciò la vita con tutti i prodi che montavano il Busto di ferro: là combatteva Gian Giacomo, là fu preso il Nedena, e un poco più in giù il signor Gabriele saltò nella nave dell'ammiraglio Gonzaga. Quanto mi sarebbe doluto se non avessi potuto giungere a tempo di trarlo d'impaccio! Appena fu sbarazzato da quelli che il serravano d'appresso, ei mi cadde nelle braccia bianco, od Orsola, come la tela di tue maniche, e sfinito in tutto di forze: che valente giovine! quanto si dimostrò coraggioso! ei non cessò mai dal combattere sin che la giornata non fu vinta, ed egli stesso, a dirla vera, fu che la vinse, poichè esso fu quello che uccise il Gonzaga, e fu dietro suo ordine ch'io ti comandai, o Tornasco, di salire l'albero della nave, e calare la bandiera ammiraglia
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