Al suono de' militari stromenti che indicava il procedere dei soldati, Falco si ritrasse colle sue donne da un lato della strada, presso la muraglia del porto, divisando di ricondursi dietro di essi allo steccato, poichè era segno che lo spettacolo stava per incominciare. Passarono innanzi a loro i tamburi ed i trombettieri con bianchi pennacchi sugli elmi, lietamente suonando, passò il Pellicione con sua brigata d'archibugieri portanti corazza e celata, e venne alfine Gabriele a capo alla sua squadra d'alabardieri posti in tutta armatura. Il giovine Medici portava un elmetto d'argento liscio, lucido, con una candida penna sul cimiero; aveva il corsale dello stesso metallo profilato in oro, e vestiva il resto del corpo di panno cremisino stretto alle braccia ed alle gambe, ma che s'allargava moderatamente alle spalle ed alle coscie, ove era coltellato con bianche striscie di drappo di seta: portava nuda nella destra la lunga spada, camminava presto al pari degli altri, ma teneva gli occhi al suolo, e gli si leggeva in volto una grave mestizia. Quando fu poco lungi dal luogo ove trovavasi Falco, di cui egli non s'era punto accorto, ascoltò i soldati che marciavano dietro a lui susurrare tra loro: ecco Falco... ecco il capitano della Salvatrice.
Alzò Gabriele subitamente lo sguardo, e quasi trasognando vide quivi accanto al suo valoroso liberatore la figlia di lui, il pensiero della di cui non venuta colà era l'unica causa di sua tristezza. Orsola fu la prima a vedere e riconoscere Gabriele, ed accennandolo a Rina che attenta osservava al passar de' soldati del Pellicione: "Guarda, guarda, esclamò, quel giovine signore che dormì nella nostra capanna!
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