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      Vago, diverso, aggradevole era il prospetto della corona di gente che stipata ne' padiglioni circondava quella spaziosa arena: si vedevano ne' varii gruppi spiccare elmi, piume, berretti, cappucci e fratesche coccolle; miravansi donne con abiti a maniche cadenti fregiati e trapunti, altre con cinture nastri e gioielli sparsi per le treccie e sulla persona, ed altre finalmente vestite di semplici tele o panni, ma con vivaci colori e singolari costumanze. Il padiglione del Castellano appariva fra tutti bellissimo: nel mezzo stava seduto egli stesso col berretto piumato, il mantello alla foggia spagnuola sopra un sottabito di raso ricamato in oro; gli pendeva al fianco una spada di brillantata impugnatura con guaina coperta di velluto purpureo e d'aurea frangia: alla sua destra stava il Borromeo, alla sinistra l'Altemps, il fratello Agosto e il Cancelliere, e dietro e dai lati gli altri Capitani.
      Datosi il segnale dalle trombe, tutti gli sguardi si conversero alle due serrate tende da cui dovevano uscire gli attori della mimico - sacra rappresentazione, detta in allora Mistero costituente la parte principale dello spettacolo; il di cui soggetto tolto dalle Scritture, ed allusivo alla circostanza, era il Trionfo di Davide o la Morte del Gigante Golia. Gli attori erano terrazzani di Sala, borgo prossimo all'isola Comacina, esperti nell'eseguire tali specie di drammi perché assueti a rappresentarne ogni anno nella chiesa di San - Giovanni in quell'isola, a cui accorrevano spettatori da tutte le parti del lago, e godevano quindi fama di valenti mimi.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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