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      Al suo cadere erano accorsi dalla tenda gli Ebrei, che giubilando alla vista della completa vittoria del pastorello, lo levarono in alto sovra un seggio, infissero la testa di Golìa sur una picca, e trascinandone pei piedi il corpo, fecero un giro trionfale per lo steccato al suono di trombe e tamburi, e fra clamorosi applausi e novelle grida di: Viva Musso, viva il Castellano, morte ai Ducali.
      In seguito a tale drammatico spettacolo, che ben lungi dal sembrare, come sarebbe avvenuto a' dì nostri, goffo e rozzo, fu tenuto da tutti straordinariamente bello e interessante, si diede principio a giuochi di corsa, d'assalto e di tiro al bersaglio. Primo fra questi fu il correre al pallio, ch'era un'asta a cui stava appesa una collana, un pugnale ed una veste, i quali oggetti dovevano appartenere ai tre primi tra i gareggiatori che dopo varii prefissi giri pervenivano a toccare il pallio. Dopo la corsa al pallio vi fu combattimento di lancia e spada, senza punta e filo, tra varie coppie di disfidatori, e finalmente piantato il bersaglio, fu lecito a ciascuno il trarre ad esso dapprima colle balestre, poscia cogli archibugi, ottenendo i bersaglianti che coglievano in bianco il premio d'un cavalletto d'argento.
      Gian Giacomo, accommiatando tutti quei che il seguivano, ad eccezione del conte Borromeo, dell'Altemps, del fratello Agosto e del Sarbelloni, uscì dal padiglione e recossi con essi loro nella casa in cui abitavano le di lui sorelle colle cugine, ove per suo comando era stato disposto un sontuoso pranzo.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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