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      Sapendo quanto fosse la città infiacchita, miseri ed impotenti i cittadini, il conte Francesco Attendolo, celebre condottiero d'armati, che dal soprannome di suo padre era detto Sforza, ponendo in campo il pretesto d'aver per moglie una figlia del duca Filippo Maria, la quale pur legittima non era, aspirò alla signoria di Milano, ed assediatola nel 1450 la ridusse ben presto a tale che, prevalendo nel popolo il di lui partito, gli furono aperte le porte, ed accolto con acclamazioni e festeggiamenti, fu proclamato Principe e s'ebbe tosto della ducale corona fregiata la fronte. Il dominio sforzesco giunse al massimo grado di potenza e splendore al cadere del secolo decimoquinto, quando sotto la paterna mano di Lodovico (per la bruna tinta del volto chiamato il Moro) Milano ricca e pacifica vide fiorire in se splendidissime le arti, le lettere e le scienze. Ma, per fatale sventura d'Italia, la Francia e l'Alemagna divenute possenti nazioni trascelsero a campo di loro disfide questo bel paese, da cui sembrava dovesse l'Alpi escluderle per sempre: in breve periodo di anni i monarchi francesi Carlo VIII, Luigi XII, Francesco I visitarono colle loro armate Milano, a vicenda con quelle dei Germanici Imperatori, il più possente dei quali Carlo Quinto vi lasciò finalmente stabili presidii e un Generale supremo.
      In mezzo ai tanti e diversi avvenimenti delle guerre che gli stranieri qui combattevano, gli Sforza erano alternamente apparsi e spariti come picciol legno sopra mare in tempesta.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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