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      Francesco, figlio dello sventurato Lodovico ed unico rampollo della famiglia Sforzesca, per magnanimità e giustizia di Carlo si riassise al fine più stabilmente del fratello Massimiliano, sul lombardo seggio principesco che sostenne lui ultimo Duca, e dappoi si cangiò per sempre in uno sgabello da governatore.
      Sebbene però il Germanico Cesare avesse riposto lo scettro nelle mani di Francesco secondo Sforza, non è però a dirsi che questi le tenesse libere e sciolte come a sovrano signore si conveniva. Antonio De - Leyva, che sotto colore di rimanersi a difesa del Ducato pel caso d'una temuta invasione delle armi Francesi si stava a Milano a capo di molte schiere imperiali, teneva il Duca in quasi totale soggezione: era De - Leyva uno spagnuolo vigilante, ardito, prepotente, odiato da tutti per le estorsioni da lui commesse nel suo lungo soggiorno in questo paese, il quale non aveva altro di mira che di affievolire la podestà ducale per estendere la propria.
      Il Duca, oltre l'importuna ed imperiosa presenza di questo straniero nella capitale del suo Stato, era angustiato e tenuto in pensiero dalla prossimità delle armate Romagnole e Viniziane, dai moti popolari di varie città e più di tutto dall'usurpazione ch'aveva fatta Gian Giacomo Medici d'una parte importante del ducale dominio, nella quale si manteneva con tanto vigore ed ostinazione e da dove nuove circostanze gli facevano ogni dì più tenui i mezzi per iscacciarnelo. Dopo l'esito infelice della battaglia di Bellaggio, il De - Leyva, che aveva tentato di troncare il male alla radice con un colpo arrischiato per tre soli, e che andò fallito come sanno i nostri lettori, richiamate da Como le sue truppe, dichiarò di non volere più cooperare in modo alcuno alla continuazione di quella guerra, dicendo essere dessa di privato interesse del Duca, per cui non doveva l'Imperatore sagrificare uomini e danari suoi proprii.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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