Questa inaspettata defezione d'un soccorso su cui Francesco Sforza faceva tanto appoggio, riuscì dolorosissima a lui che le avversità avevano reso di cuor timido ed affannoso e fattane cagionevole la salute; poichè sebbene contasse allora soli trentanove anni, aveva perduto il vigore, era pallido e macilente, e ben mostrava non dovere, come avvenne, protrarre in lungo i suoi giorni: appariva di consueto taciturno, ed era dato ad una costante melanconia, abbenchè quelli che l'approssimavano, asserissero essere egli di carattere dolce ed umano.
Abitava allora la Corte Ducale in Milano nel Castello di Porta Giovia(19), una parte interna del quale edificio era conformata a sontuosa dimora, siccome si scorge tutto giorno ad onta dei travisamenti, delle mutazioni, delle aggiunte fatte nei secoli posteriori. Poco meno della metà dello spazio ove ora si estende la vastissima piazza d'armi era occupata da una specie di parco che andava unito al Castello, intorno al quale dalla parte della città in luogo dei maestosi viali, dei regolari erbosi tappeti che presentemente fanno colà sì vaga mostra, era tutto un incolto ineguale terreno con qualche rozza o diroccata casupola, e più propinquamente alla Fortezza una gran fossa con barricate e palafitte. Dentro però al Castello era, come dicemmo, una magnifica abitazione con ricchi appartamenti ove albergava lo Sforza colla ducale sua corte, la quale mostravasi splendida e sontuosa come era sempre stata la Corte di Milano, quantunque scarse omai fossero divenute le entrate.
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