Allorchè Galeazzo Messaglia ritornò alle soglie ducali narrando essergli andato fallito lo scopo per cui era stato spedito a trattare col dominatore di Musso, fu quivi generale la costernazione, poichè tutti avevano sperato trovare rimedio ai pressanti bisogni nei quarantamila scudi che alcuno non dubitava avrebbe il Medici pagati per mantenersi ed essere legittimato negli usurpati possedimenti. Il Duca, più irritato da quel rifiuto, voleva ad ogni modo domare e punire quel fellone, onde tentò di procacciarsi i modi d'avere soldati e danaro imponendo nuove taglie e gravezze; ma la miseria ch'era grande, e la carestia che s'andava aumentando, fecero non solo inefficaci le gabelle, ma il travagliato popolo eccitarono a turbolenze e sedizioni che costrinsero lo Sforza a deporre ogni pensiero di continuare la guerra.
Ai primi di gennaio del seguente anno 1532, pervenne a Milano la novella che l'imperatore Carlo, per consiglio dei potentati d'Italia, stava trattando le nozze tra sua nipote Cristina figlia del re di Danimarca ed il duca Francesco: una tale notizia ed ordini imponenti venuti dalla Corte d'Alemagna fecero cangiare interamente la condotta del De - Leyva verso il Duca. Recossi incontanente da lui e gli si proferse disposto qual vassallo ad assecondarlo in tutto colle proprie schiere, dichiarandogli ad un tempo che i suoi uomini d'armi verrebbero per lo innanzi assoldati dall'Imperatore, e che cessava per tal modo l'obbligazione al tesoro Ducale di versare le grosse mensili somme che a tal uopo necessitavano.
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