CAPITOLO UNDECIMO.
Avvolto in mezzo un turbineChe il passo, il fiato aggreva,
Di nevi che giù fioccano,
Di nevi che sollevaDagli scheggioni il vento
A periglioso eventoAffretta il suo cammin.
E che non può l'indomitoChe in altri scontri i lutti
De' suoi compagni esanimiVide con occhi asciutti,
Se a disperato scampoContro il nemico inciampo
S'avventa battaglier!
IL CONTRABBANDIERE.
Esper.° di Mel. Liriche.
Era un'invernata delle più rigide e perverse: intenso oltre modo durava il freddo, il cielo mostravasi sempre coperto da fosche nebbie, tutto il piano ed i monti biancheggiavano per alte nevi che frequentissime cadevano e venivano congelate al suolo dai gelidi soffii settentrionali. Sembrava non dovere esservi tempo che meno di quello fosse propizio all'armeggiare, nè più indicato al riposo delle truppe negli alloggiamenti, pure Lodovico Vestarino, sia che avesse sentore che all'aprirsi della stagione giungere dovevano rinforzi di bande tedesche al Castellano, sia che non potesse per altre cause frapporre indugio all'incominciamento delle ostilità, appena giunto in Como dispose quant'era d'uopo per dar principio alle militari operazioni. Egli vedeasi a capo di squadre ben munite e numerose, condotte da capitani sottomessi e preparati alla guerra; era certo di non venire incagliato ne' suoi divisamenti da commissarii e sopraintendenti ducali o spagnuoli, poichè il Duca e il De - Leyva avevano affidato a lui solo il supremo comando, quindi non dubitava punto che con tali mezzi, adoperando eziandio molta cautela e prudenza contro un nemico audacissimo ma affievolito, le sue intraprese fussero per ottenere felice risultamento.
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