Spedì per via sicura un messo ai Capi della Lega Grigia onde interpellarli se intendevano agire subito in quella guerra di concerto colle armi Ducali; ma essi risposero che le profonde nevi, le valanghe, le bufere invernali delle montagne ove abitavano, non concedevano loro d'abbandonare i casolari, nè di raccogliersi in ischiere e discendere a prendere parte ai combattimenti, il che avrebbero effettuato appena i sentieri divenissero praticabili. Il Vestarino s'ebbe più contento che doglia da tale annunzio, poichè, duce accortissimo ed avido di gloria, ardeva di cimentarsi da solo contro il celebrato dominatore di Musso, affinchè se il vinceva, come aveva speranza, nessuno gli contrastasse o pretendesse dividere con lui gli onori della vittoria. A differenza del Gonzaga e dello Speziano che immaginarono complicati piani di battaglia, egli stabilì di non disperdere sopra molti punti le proprie forze, ma di tenerle quanto più poteva concentrate ed unite per assalire con una massa poderosa i singoli luoghi che intendeva combattere.
La prima spedizione che immaginò fu contro Monguzzo: ne serbò il pensiero con gelosa secretezza, e quando tutto fu pronto in Como, un bel mattino fece spargere la voce che, per ordine del Duca, l'esercito doveva ritornarsene la notte a Milano. Comandò si ponessero sopra i carri le artiglierie, si tenessero preparati in duplice numero cavalli e buoi pel traino di quelle, delle bagaglie e delle salmerie; ed i soldati si ponessero in armi sul far della sera.
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