Mentre viveva in tale persuasione, ecco giungere a Musso un messaggiero venuto rapidamente da Lecco colla nuova che s'erano vedute numerose squadre Ducali dirigersi alla volta di Monguzzo. Gian Giacomo e la maggior parte de' suoi supposero sulle prime che tale annunzio fosse cagionato da panico terrore o dai falsi rapporti di qualche contadino; ma a togliere loro ogni dubbio ne pervenne indi a poco un altro, narrando che quel Castello, circondato da ogni lato, era aspramente dai nemici combattuto. Il Castellano, benchè sorpreso da simile inaspettato avvenimento, non si perdette d'animo; destò ne' suoi l'usato coraggio, ordinò le difese ne' luoghi della costiera, e prese seco le migliori squadre che gli rimanevano, navigò a Lecco, per di là recarsi a portare soccorso al suo assediato Monguzzo. L'accorrere però ch'egli fece colà riuscì vano, poichè nel mentre ch'approdava coll'armata al porto di Lecco, giungeva al ponte presso quella Terra il capitano Mandello con turbe di soldati fuggenti e sanguinosi, che s'erano colle armi aperta la strada tra le schiere dei Ducali, entrati poche ore prima dalle breccie nel Castello, e fattisine padroni, prendendo prigionieri il rimanente del presidio e lo stesso Battista Medici, il quale mal riavutosi dall'infermità cagionatagli dalle ferite, non ebbe campo in quell'estremo caso di sottrarsi alle mani del nemico.
Non si può descrivere quanto un tal fatto eccitasse lo sdegno e il dolore nell'animo di Gian Giacomo, che, oltre la perdita di quell'importante fortezza, oltre la prigionia del fratello, vedeva a quali progressi con somigliante conquista s'aprivano l'adito i suoi avversarii.
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