Pensò a primo tratto di fare ogni sforzo per cercare di ricuperare Monguzzo, ma lo scarso numero de' proprii soldati a fronte di quello in che trovavansi i Ducali, siccome gli narrò il Mandello, lo persuasero non essere avveduto consiglio l'esporsi nel pian paese a campale giornata. Molti pensamenti e progetti volse egli nello spirito, e comunicò in parte a' suoi Capitani, onde vendicarsi e riparare quella perdita, pensando anche d'assalire la stessa Como, ma dovette convincersi al fine null'altro allora potersi prudentemente disporre che una difesa pronta e generale di tutti i suoi possedimenti del lago. Mandò quindi avviso ad ogni banda lontana de' suoi soldati si radunasse in Lecco, perchè ben previde che i primi tentativi del nemico verrebbero diretti contro questa fortificata Terra; lasciò colà la maggior parte di esse, e il rimanente ricondusse seco sulle navi a Musso, dove fece accelerare l'assestamento della flotta, che accrebbe dei legni presi ai Ducali nella battaglia di Bellaggio.
Il Vestarino, lieto fuor di misura pel felice successo della sua prima intrapresa, ne mandò le novelle alla Corte di Milano, la quale fu tanto più contenta e paga di tale evento, in quanto che lo stimava di decisiva importanza, poichè le dava per prigioniero un fratello stesso del formidabile Castellano, l'avere il quale poteva esserle mezzo d'assicurare il progetto d'una pace più vantaggiosa. Il Vestarino, lasciata metà dell'esercito a stanza nel Castello di Monguzzo sotto il comando del capitano Ricciardo Acursio, ritornò coll'altra a Como, meditando di dar subito mano alla presa di Lecco.
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