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      Alcuni battelli leggieri, su cui stavano uomini espertissimi de' luoghi, correvano a forza di remi dinanzi alle grosse navi e colle grida indiziavano il cammino ai piloti di quelle. Giunta la flotta nelle acque di Varenna, quattro navi col Brigantino e l'altre minori barelle volsero le prore verso Lecco, e i tre prefissi legni vogarono dritto a Bellaggio. Mentre questa squadra s'avanzava all'accennata punta diradossi la nebbia e, sollevandosi, lasciò scorgere il promontorio e gli altri monti che fiancheggiano il lago biancheggianti di neve; le acque apparvero d'un colore più bruno - cilestrino a causa di quella candidezza delle montagne fra cui stavano rinchiuse.
      Falco, che incappucciato nella sua schiavina stava ritto sul bordo della Salvatrice, la quale veniva innanzi a tutte, mirando attentamente per iscoprire ove si trovasse il nemico, fu il primo a vedere, non senza rabbia e dispetto, le navi Comasche già lontane che si ritiravano dietro il dosso di Lavedo. Egli fece i segnali a Gabriele e ad Achille Sarbelloni che s'avanzassero coll'Indomabile e la Donghese disponendossi a inseguire il nemico; ma que' due Comandanti gli accennarono di dovere arrestarsi, poichè loro fazione si era non altro che occupare e difendere Bellaggio.
      Falco, benchè cupido di combattere, non osò trasgredire gli ordini del Castellano, che tali erano appunto; fece trattenere la nave a poca distanza da terra, e fatto esplorare se vi fossero Ducali pel borgo, saputo che non ve n'erano, discese egli colle proprie schiere, e quindi Gabriele e Sarbelloni sul lido.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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