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      Sarbelloni esitava ad acconsentire a tale proposta, poichè il comando era di mantenersi in quella posizione; e non voleva esporsi al pericolo di perderla dividendo, contro il divieto, le forze: Gabriele aderiva in cuor suo al progetto di Falco, ma non osava proferire un parere contrario a quello che poteva esporre il Sarbelloni, a cui il Castellano gli aveva comandato d'obbedire, siccome più provetto ed esperimentato di lui. Intollerante il belligero Montanaro delle dubitanze e del silenzio di que' due: "A che perdiamo inutilmente il tempo, esclamò battendo focosamente col suo moschetto il suolo: ordiniamo alle truppe d'imbarcarsi, e voghiamo all'altra riva prima che tutto sia finito;... ma che c'è?... ascoltate... colpi... nuovi colpi... vicini... i nemici son qui... assalgono il borgo... presto, corriamo, non c'è tempo da perdere, chiamiamo tutti gli uomini e scendiamo loro incontro".
      Queste ultime parole furono pronunciate da Falco pel tuonare improvviso d'una scarica d'archibugi che s'intese tanto fragorosa e distinta che indicava non essere stata fatta più lontana delle ultime case di Bellaggio. I tre Capitani scendendo rapidamente decisero in brevi detti qual ordine ciascuno dovesse tenere. Gabriele cogli armati di sua truppa prese il cammino d'un bosco sul colle superiore alla borgata; Sarbelloni recossi al luogo ove era cominciata la zuffa; e Falco, fatta salire la sua schiera parte sulla Salvatrice, parte sui battelli presi nel porto, costeggiando il lido, si recò a sostenere il combattimento dal lago.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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