Falco andava innanzi siccome esperto conoscitore di tutte le vie di que' monti, e Gabriele a lui teneva dietro dappresso; camminavano a passi veloci quanto il comportava il terreno, taciturni entrambi ed assorti in tormentosi dubbii che li angosciavano e li affrettavano sempre più a giungere alla meta.
Su per dirupi, giù per vallate, dentro sfrondate selve attraversano macchie e torrenti, ora sostenuti dalla congelata neve, ora per i clivi sprofondando co' piedi in essa, ma destri e infaticabili vincendo mille ostacoli, oltrepassano gli eretti scogli di Grosgaglia, valicano il torrente di Villa, e trascorsa al di fuori Lezzeno occupata dai Ducali, pervengono sul monte all'alto della punta della Cavagnola. Appena giunti al di là del profilo della montagna, da cui si scorgono le acque di Nesso, ferì i loro sguardi un chiarore inusato che illuminava d'una luce rossiccia tutto quello spazio: s'arrestarono essi ad un tratto su quell'eminenza colpiti da terrore a tal vista: ardevano i casolari di Nesso ardevano altre Terre vicine; e le fiamme alte sventolanti, rompendo la tetra oscurità dell'aria, spandevano una tinta di sangue sulla neve dei monti circostanti e facevano rosseggiare le acque in cui si riflettevano, e sulle quali alcuni legni Ducali correvano in diverse direzioni, lumeggiati pur essi da quel lume funesto.
Falco erasi soffermato e stava immobile appoggiato al suo moschetto mirando quel tremendo spettacolo: luccicavano allo splendore dell'incendio il suo giaco di maglia e la rete d'acciaio, ed i suoi lineamenti, improntati d'una selvaggia fierezza, prendevano dal colore delle fiamme un aspetto sì straordinario, che avrebbesi potuto rassembrarli a quelli d'uno spirito infernale apparso a contemplare una scena di desolazione.
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