Quando però furono dappresso, Rina s'accorse tostamente al contorno delle forme che s'intravedevano a quell'ignoto anche nelle tenebre, che esso non era l'uno de' rozzi seguaci del padre; quando poi sentì il di lui respirare gentile e un po' affannoso, un dubbio, un lampo le passò per la mente, e il di lei cuore aveva già sobbalzato ripetutamente prima che Falco dicesse ad Orsola: "È venuto meco il signor Gabriele, che da valente e generoso giovine, com'egli è, allorquando udì il disastro di Nesso, si dispose ad affrontare con me anche i più gravi pericoli, se fosse stato d'uopo, per liberarvi dalle mani feroci dei nostri nemici".
Sparì ogni tenebria dagli occhi di Rina in quell'istante, e le parve vedere come di pieno giorno l'adorato viso del suo guerriero, provando all'anima la dolcezza che dagli sguardi di lui le suoleva immancabilmente derivare; pari fu il contento del giovine Medici, nel cui spirito subentrò all'angosciosa incertezza una tranquillità ed un appagamento inesprimibile.
Il Montanaro di Nesso aveva nell'antecedente cammino convenuto con Gabriele del proprio torto, nell'essersi rifiutato sempre ad andare a prendere dimora in Musso, lo che stabilirono tra loro avrebbe fatto immantinenti: quindi pensando al modo di condurre le donne a Musso senza farle passare vicino ai nemici, Falco disse ch'ei conosceva una strada da cui avrebbero potuto recarsi al lago di Lecco, ove imbarcarsi per Musso, senza retrocedere dalla valle del Noce in cui s'internavano; ma soggiunse che a causa delle alte nevi, era d'uopo passare il monte che chiudeva quella valle per una via inusitata e strana, cioè dentro le profonde caverne che perforavano la montagna stessa.
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