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      Splendette ampia la fiamma investendo d'una luce viva il sasso giallo - rossiccio che formava la vôlta e le pareti laterali di quella caverna, riflettendosi sugli ineguali e rotti scaglioni che ne costituivano il fondo, il quale alla superiore estremità s'internava con un nero sprofondamento. Mentre, seduti intorno a quel fuoco sovra pietre dalla vôlta stessa cadute, quei quattro ivi venuti, le cui ombre si proiettavano in gigantesche proporzioni sul pavimento e sulle scabre pareti, stavano ragionando dei tristi avvenimenti di quel giorno, giunse al loro orecchio come un lontano e lieve rumore di pedata che venendo dal fondo dell'antro destava un tenue ma cupo rimbombo. Colpiti da quel suono, divenuti all'istante silenziosi ed immobili, attentamente ascoltarono, ed il rumore di que' lontani passi andava facendosi più distinto, indicando che alcuno dall'interno di que' recessi s'avanzava. Balzarono tutti in piedi, e Falco pel primo, che sollevò il moschetto piantandosi in attitudine di scagliare il colpo; Gabriele gli si pose a lato sguainando rapidamente la spada: dietro a loro rimasero le donne l'una accanto all'altra. Appena s'erano dessi così atteggiati, che ecco sul ciglio del più elevato masso che chiudeva in parte il fondo di quell'antro comparire una figura femminile, appoggiata a due mani ad un bastone, che l'incerto chiarore che là perveniva fuor disegnandola dall'oscura cavità che dietro le stava, davale aspetto di straordinaria e fantastica apparizione. Gelò a quella vista il sangue per terrore anche nelle vene dell'intrepido Montanaro, che come gli altri che seco erano pensò che quello uno si fosse dei tremendi abitatori della caverna comparso a punire gli audaci colà penetrati.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





Falco Gabriele Montanaro