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      Di grado in grado per i rialzi sporgenti negli smisurati scaglioni calò l'apparsa vecchiarda, e giunta al piano della grotta s'avanzò verso il luogo ove quei quattro si stavano immobili ed atterriti. Era dessa Imazza, la vecchia comare di Palanzo, che all'accostarsi dei nemici a quella terra aveva abbandonato anch'ella il proprio abituro, ed era per la Valle del Noce venuta colà, penetrando per un altro ingresso nella caverna, ove soleva frequentemente venire, e dove gli abitatori di que' monti supponevano stesse in consorzio cogli spiriti maligni. Vedendo dalle oscure latebre in cui s'aggirava, splendere lontano il fuoco sotto la più spaziosa vôlta, essendo pressochè intirizzita dal freddo, s'avviò per riscaldarsi verso di quello. Andò dritto colà, e senza nemmeno guardare in volto a chi vi era già vicino, coricò al suolo il suo bastone, e si rannicchiò presso la fiamma stendendo verso di essa ambe le scarne mani.
      Allorchè Falco e le donne la riconobbero, sebbene non riuscisse ad essi gradita la sua presenza colà, pure essendo dessa loro comare, mirandola lacera ed abbrividita, lasciarono che s'accostasse a quel fuoco, sembrando troppa crudeltà il non concederle che sgelasse le membra. Gabriele guardava con occhio di meraviglia e di ribrezzo quella vecchia, il di cui strano aspetto annunziava una strega uscita quasi per incanto dal seno del monte, e mirando Falco e le donne, rimise il ferro nella vagina, non sapendo però rendersi ragione nè del loro silenzio, nè della calma ritornata sui loro volti nel momento che la vecchia approssimatasi s'accosciò quivi senza proferire parola.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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