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      Toccata in questo mentre la soglia della caverna, s'offrì loro innanzi apertissimo il vasto prospetto e della valle e dei monti circostanti, tutti egualmente coperti di neve, e di cui le acute sommità splendevano più abbaglianti disegnandosi nel fondo azzurro del cielo colorate in lieve tinta di rosa dai primi raggi del sole nascente che le investiva. Il gelido spirare della brezza mattinale, che aveva prodotta la serenità dell'aria, recò sulle prime molesta sensazione ad essi loro che si erano per molte ore aggirati entro quelle caverne, in cui, come suole in tutti i sotterranei vacui, l'aere rinchiuso è sempre mite; ma avendo eglino presa tostamente la via a discendere, il rapido mutare dei passi a cui forzavali la pendente balza che al basso della valle declinava, fu bastevole a temperare in loro l'effetto della rigidezza dell'aure.
      Snella e leggiera calava Rina da quell'erta innanzi a tutti, l'orme stampando appena sulla congelata nevosa superficie del terreno: quella candidezza, quella luce effusa sfolgorante le destò nello spirito una viva, completa gioia, che l'incendio, i perigli, il terrore e le tristi ombre passate cancellavale interamente dal pensiero. Gabriele, non meno ratto e pronto di lei, le scendeva dappresso; a passi più tardi e alquanto dai giovani discosti discendevano Orsola e Falco impegnati in particolari ragionamenti, battendo però le pedate da essi loro segnate. Il giovine Medici contemplava sempre più rapito la vaga fanciulla che procedeva sì spedita innanzi a lui, e che ad ogni rivolta del sentiero alzava ad esso le pupille, movendo a lei più vicino sì ch'ella intendesse agevolmente le sue parole.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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