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      Rafforzò però il presidio di Rezzonico, e mandò Sarbelloni col Mandello a Varenna, tenendo seco gli altri colle navi a Musso.
      Trascorse pressochè interamente il febbraio senza che giungesse avviso al Castello d'alcun movimento nemico, talchè sembrava che tanto il Vestarino quanto i Capi della Lega Grisa fossero accordati nell'attendere che al Medici pervenissero gli aspettati soccorsi pria di nuovamente cimentarsi con lui. Il Castellano nel frattempo adoperava ogni mezzo per raccorre soldati dalle tre vicine pievi e dai dintorni, ma l'opera sua e quella de' suoi capitani poco profittava, poichè era già troppo grande il numero di quelli periti in suo servigio, ed i pochi robusti terrazzani che ancora rimanevano si rifiutavano di prender parte ad una guerra che non aveva mai fine, e nella quale s'avevano quasi certezza di dovere rimanere sagrificati. Non potevansi adoperare le lusinghe dell'oro per accrescere la leva, poichè quivi il danaro non soprabbondava in modo da farne scialacquo, tanto più ch'era d'uopo trovarsene ben provveduti pel momento che sarebbero giunte le truppe Alemanne: servirsi della forza e delle minaccie era un mezzo forse vano e certamente pericoloso e provocante le defezioni; onde fu forza a Gian Giacomo lo starsene alle difese e collocare ogni sua speranza nei sussidii del Cognato. Egli rimproverava soventi a se stesso, e nei secreti colloquii anche al Pellicione, il non avere accettato il trattato di pace fattogli proporre dal Duca; ma agli altri suoi Capitani parlava con tanta fiducia di se e di loro, e con tanto dispregio delle armi ducali, che l'eloquente e in apparenza veritiero suo dire manteneva in essi un'audacia ed una sicurezza ch'egli era ben lungi dal dividere.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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