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      Trovavasi però in quel Castello una persona sul cui animo le belle parole di nuovo potente esercito, di vittoria strepitosa, di conquiste, d'ingrandimenti, proferite ad ogni tratto dal Medici, non producevano alcun salutare effetto, ispirando invece tutt'altro che tranquillità, e questo si era il povero Cancelliere, Maestro Lucio Tanaglia. Ristabilitosi alquanto in salute, non soffriva desso più di convulsioni, e non aveva avuta altra causa di secreto rancore, prima che ricominciasse la guerra, fuorchè il silenzio da tutti serbato intorno all'orazione da lui pronunciata nella chiesa di San - Biagio di Musso per la morte dei capitani Borserio e Casanova. Ogni qual volta frugando nelle sue carte gli venivano sott'occhio i fogli su cui era steso quel discorso che rileggeva a squarci, "Oh! che razza di gente, andava dicendo tra se, oh che ignoranti! un'orazione di questa sorta, degna non di que' due barcaiuoli, ma degli almiranti della flotta genovese e veneziana, beversela su da pappagalli come se fosse stata la storiella d'un pecoraio! Ah se io ne avessi recitata una simile trent'anni addietro in Milano ai tempi del duca Moro! sarei stato chiamato subito a Corte, ed i padri predicatori di tutti i conventi avrebbero fatto a gara per averne una copia; ma sono spariti quei bei tempi: qui poi non se ne parli! in questo luogo l'occuparsi ad esporre cose ornate e belle è veramente un projicere margaritas ante... (e si guardò d'intorno) sì ante porcos!"
      Quando seppe che nel fitto verno si rinnovavano le ostilità, ch'egli aveva credute terminate per sempre, sentì rinascere in cuore tutte le passate inquietudini; veggendo poi retrocedere il Castellano da Lecco, e il Pellicione, Gabriele, Falco, Sarbelloni dagli altri punti, istruito che i Ducali trovavansi a Bellaggio e presso Rezzonico, mirando prendersi le più serie misure di difesa in quella medesima Fortezza pel caso d'assedio, le sue ambascie e la sua paura giunsero al colmo "Il signor Castellano, vostro fratello (diceva a Gabriele quando saliva a ritrovarlo nella sua stanzuccia del Forte) va ripetendo che i Ducali sono vigliacchi e buoni da nulla, che perderanno Como, che spariranno dal lago, ed altre novelle di tal natura; ma essi frattanto hanno preso Monguzzo, e non sono che a quattro passi da queste porte: ciò è tanto vero, che si veggono ogni giorno trascinare bombarde sui bastioni del Castello, perchè si teme che ci vengano a fare una visita.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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