Gabriele soleva, dato termine alle militari faccende, partire ogni mattino dal Castello ed avviarsi lą dove la sua venuta era ardentemente sospirata. Appena egli poneva il passo sul punto dove la strada da mezzo ai baluardi della Fortezza ed alle mura del porto sboccava aperta sul lido, sapeva che uno sguardo vigilante riconosceva il suo berretto e il mantello che lo involgeva, ed un cuore batteva con maggiore veemenza. Al primo giungere alla casa di Falco, la vista della fanciulla, la cui beltą riceveva maggiore risalto da un'animata purpurea tinta e dallo sfolgorare delle pupille che svelavano l'interno giubilo di quel momento, recava sempre al giovine amante un'impressione, che quantunque le tante volte sentita e ripensata, sembravagli pur sempre nuova e vivissima, sģ che ne addoppiava l'affettuoso trasporto.
Assiso in quella casa presso un gran fuoco, che ardeva entro un cerchio di pietre in mezzo ad una camera adorna delle sole armi del belligero Montanaro, Gabriele ragionava intorno ai nemici, udiva avidamente gli animati racconti delle gesta di Falco, pascendo ad un tempo gli sguardi negli sguardi di Rina, e colmando in tal modo il suo cuore dei due pił preziosi alimenti della giovinezza, la gloria e l'amore. Partito di lą il mattino, vi ritornava sul cader del giorno, e allora, se era sgombra e temperata l'aria, recavasi con Rina e la madre lungo la sponda del lago, o rimanendo entro la casa stessa, faceva a Rina dai rotondi vetri d'una gotica finestra, contemplare il lento e successivo degradarsi della luce, e ottenebrato il vasto prospetto dei monti e delle acque, miravano insieme il brillare in cielo degli astri scintillanti, frammettendo sommesse parole d'amore, e talora mormoravano colla madre le preci della sera a cui invitava l'interrotto squillare dei bronzi delle torri lontane.
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